Claudio Abbado è morto a Bologna. Aveva ottant'anni. Era Senatore della Repubblica e direttore d'orchestra. Ha lasciato un vuoto incolmabile nella cultura e nella società sia come uomo che come musicista. Nato a Milano da una famiglia di musicisti, studia al conservatorio della città e debutta a Trieste come direttore sinfonico nel 1959; l'anno dopo, sempre a Trieste, dirige la sua prima opera e passa alla Scala, iniziando una carriera irripetibile che lo porterà nei maggiori teatri lirici del mondo, da Vienna a New York.
Si distingue per l'ampiezza del repertorio e la personalità dell'approccio ma soprattutto per l'approfondimento critico sulle partiture. Indimenticabile la lunga collaborazione con i Berliner Philarmoniker negli anni Novanta, chiusa la quale si era dedicato alla “sua” Chamber Orchestra of Europe. Inesauribile l'elenco delle collaborazioni con le orchestre di tutto il mondo e delle incisioni liriche e sinfoniche.
Negli ultimi anni aveva dato un contributo essenziale alla formazione dei giovani incoraggiando le orchestre giovanili venezuelane del maestro Abreu e proponendo concerti straordinari al Festival di Lucerna. Tra le incisioni recenti quelle pergolesiane dal teatro Pergolesi di Jesi in occasione del Festival Pergolesi Spontini.
Una nota personale. Ogni volta che l'ho incontrato, recentemente, ho avuto davanti un uomo mite e sensibile, rigorosissimo con se stesso e disciplinatissimo nel lavoro: un gigante della musica che insegnava anche uno stile comportamentale inimitabile nella vita quotidiana. Il nostro dolore è enorme, la perdita per l'Italia immensa.
Teatro